Disabilità e cittadinanza italiana
Famiglia Cristiana ha raccontato la storia di una ragazza disabile impossibilitata a manifestare con la parola la volontà di diventare cittadina italiana. Solo un giudice lungimirante ha risolto la situazione
La disabilità, anche se certificata ed evidente, può essere causa della negazione per la cittadinanza italiana ? Sì e se n’è accorta Cristina, anche se poi in realtà la sua vicenda ha avuto un lieto fine come ha raccontato il settimanale ‘Famiglia Cristiana’.
Quando la disabilità rischia di far perdere la cittadinanza
Tutto comincia 18 anni fa quando la ragazza nasce a Roma da genitori nati in Italia anche se originari della Bosnia.
La legge attuale per lei, come per tutti i casi analoghi, prevede che al compimento del diciottesimo anno di debba manifestare palesemente l’intenzione di diventare cittadino italiano, ma per Cristina è impossibile perché a causa della sua disabilità non riesce a parlare.
Poco prima che compisse 18 anni il padre della ragazza che di cognome fa Halilovic e di nome Sandokan, quasi un segno del destino, si è recato personalmente all’ufficio anagrafe di Roma per illustrare il caso: Cristina non è in grado di esprimersi a parole ma poteva comunque manifestare palesemente la sua volontà di diventare cittadina italiana con scheda sulla quale può indicare con un gesto il sì e il no.
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In un primo momento al genitore è stato confermato che non c’erano problemi, ma al momento decisivo di accettare la domanda tutto è cambiato: gli impiegati dell’anagrafe infatti hanno confermato alla famiglia che per legge il consenso va manifestato in maniera chiara e non sono previste eccezioni, perché la norma prevede che il diretto interessato esprima la sua volontà di diventare cittadina.
Così al padre di Cristina è stato detto che una ragazza disabile non viene giudicata idonea a presentare la domanda di cittadinanza, ma lui ha deciso di non lasciare perdere rivolgendosi per un aiuto alla Comunità di Sant’Egidio.
L’unica soluzione era che lui diventasse amministratore di sostegno, ma i tempi si sarebbero allungati e una volta che la ragazza avesse compiuto i 19 anni per lei sarebbe stato impossibile presentare domanda come era successo al padre anni prima perché i documenti necessari erano nella Bosnia martoriata dalla guerra dei Balcani.
Ma un finale diverso lo ha scritto un giudice che ha saputo interpretare il dramma umano della ragazza e della sua famiglia: ha permesso al padre di ripresentare la domanda e a Cristina di poter manifestare a modo suo la volontà di essere una cittadina italiana, cancellando così l’insensibilità della burocrazia.
Questo caso però dimostra che la legge va profondamente cambiare, come chiedono anche i responsabili della Comunità di Sant’Egidio perché non è umano discriminare chi ha sempre vissuto in maniera stabile in Italia e rischia di non essere riconosciuto come tale.
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avvocato per cittadinanza
conosco una mia amica originaria della Moldavia, che recentemente ha acquisito la cittadinanza italiana, che sta incontrando notevoli difficoltà per ottenere la cittadinanza anche per la figlia maggiorenne, che solo da qualche settimana vive con lei in Italia.
Esiste una norma che tuteli queste situazioni, o almeno permetta di abbreviare i tempi per l’estensione della cittadinanza ai figli maggiorenni non autosufficienti? (questa figlia necessita di assistenza 24 ore su 24, e può stare ora solo con la madre divenuta italiana).