MARANAPOLI: AL PIBE DE ORO LA CITTADINANZA ONORARIA 33 ANNI DOPO L’APPRODO AL SAN PAOLO
E’ stata molto più di una “nuttata” quella passata a Napoli. Giornate di fibrillazione sono state le ultime che hanno entusiasmato tutto il popolo azzurro che ha appena terminato di celebrare Diego Armando Maradona come cittadino onorario della città campana.
Esattamente 33 anni dopo il “primo passo” del Pibe de Oro al San Paolo il Napoli ha concesso al suo idolo la massima onorificenza: il 5 luglio del 1984 iniziava la leggenda di un personaggio che sotto l’ombra del Vesuvio è stato qualcosa di più di un semplice calciatore; è stato capopopolo, è stato capitano, è stato condottiero dell’era più aurea e vincente della società azzurra; in una città che di fatto sin dal primo giorno è sempre stata sua.
E proprio ieri 5 luglio Diego Armando è stato riaccolto pubblicamente a Napoli da una folla che lo stava aspettando a braccia aperte, che da tempo voleva riaccoglierlo e che questa volta l’ha fatto a tutti gli effetti da concittadino
Come in un viaggio nel tempo i tifosi partenopei sono tornati indietro di 33 anni, a quella giornata del 1984 che per Napoli ed il Napoli è una data storica; una data che ha sancito una delle realtà sportive ed affettive più affascinanti tra un calciatore ed una città che, per il calcio, ha una passione viscerale e sviscerata
Non che servisse la cittadinanza onoraria certo per amplificare l’ “effetto Diego” in una terra che lo venera come una divinità, un gesto in più però della città campana per rendere l’ex Pibe de Oro ancora più legato alla squadra e al territorio napoletano, di cui Maradona è anche ambasciatore nel mondo.
Non sono mancate le polemiche legate all’evento, anche quelle fanno parte del personaggio Maradona e lo accompagnano quasi per inerzia in qualsiasi gesto o parola che l’argentino compie o pronuncia.
Ha dovuto difendersi Diego da chi lo accusava di aver accettato la cittadinanza onoraria di Napoli solo dietro un compenso economico (si mormorava di 200.000 euro, pagati dagli sponsor).
Duro e spinoso, in pieno stile Maradona, è stato il diretto interessato nel rispedire al mittente questa sorta di accusa: “Non mi hanno mai parlato di soldi – ha detto- mi hanno detto di venire a prendere la cittadinanza e io ho detto subito sì. Chi ha messo in giro queste polemiche vorrei incontrarlo, per sputargli”.
Parole e musica di chi si è sentito napoletano sin dal primo giorno, quel lontano giorno di 33 anni fa, e che rifiuta categoricamente che una onorificenza come quella appena concessagli da De Magistris venga “sporcata” da speculazioni di natura economica.
Una festa solo parzialmente rovinata dalla decisione in extremis del sindaco De Magistris di non effettuare la cerimonia in Piazza del Plebiscito (come era stato inizialmente programmato), ma di conferire la cittadinanza onoraria all’interno del Municipio, per poi concedere Maradona al popolo solamente in un secondo momento.
“La prima volta che sono stato al San Paolo me ne sono andato piangendo. Ed era il primo giorno. Però anche me ne andai piangendo quando andai via nel 1991. Ragazzi, voglio ringraziare tutti. Non ho parole, dovunque vado sempre mi dicono “Diego, chi ama non dimentica”.
Queste le parole di D10s direttamente sul palco di Piazza del Plebiscito che, per l’occasione, ha raccolto circa 10.000 persone (numero limitato per motivi di sicurezza, considerati anche i fatti di Torino). Un raduno anche con i vecchi compagni di squadra per far riassaporare a Napoli un’atmosfera, quella legata alla conquista dello scudetto, che gli azzurri desiderano tornare a respirare dopo 27 anni. Questa volta, con un cittadino in più…
Creta Alessandro