Cittadinanze ritorno ai 2 anni, emendamento in Parlamento

Modifiche al decreto sicurezza: cittadinanza ed espulsioni all’attenzione del PD

Nuove tempistiche delle cittadinanze

Sebbene il nuovo decreto sicurezza abbia avuto il beneplacito da parte del governo con conseguente pubblicazione in Gazzetta avvenuta il 21 ottobre scorso, il testo è stato poi approvato per la conversione in legge.

Sono stati presentati nuovi emendamenti, a partire proprio dalla maggioranza. Uno di questi ha lo scopo di ridurre le tempistiche delle procedure per le richieste di cittadinanza.

Nel decreto da poco approvato il termine massimo fissato è di tre anni, per ridurre i tempi indicati nel precedente decreto sicurezza (Matteo Salvini aveva illo tempore portato a 4 anni questi tempi).

Con l’emendamento invece approvato dal PD vi è stata una ulteriore riduzione del tempo a 24 mesi.

«Art. 9-ter. – 1. Il termine di definizione dei procedimenti di cui agli articoli 5 e 9 è fissato in ventiquattro mesi prorogabili fino al massimo di trentasei mesi dalla data di presentazione della domanda.»

Lo scopo della maggioranza è quello di voler accorciare i tempi per ottenere il riconoscimento della cittadinanza. E infatti la speranza è di provare a rendere più scorrevoli gli iter procedurali ed evitare di intasare ancora di più  gli uffici preposti.

Così come per dare risposte più celeri a chi inoltra le domande. Più che cambiamento radicale si può parlare di rifacimento di un progetto già in vigore in passato ma che aveva appesantito le procedure e la preparazione al riconoscimento della cittadinanza.

Regola non retroattiva

Sta di fatto che seppure dovesse essere riconosciuto questa abbreviazione dei tempi, la norma non sarebbe comunque retroattiva.

Per cui, la novità sarebbe valida solo per i soggetti che faranno la domanda dopo il via libera al nuovo decreto. Per chi invece aveva fatto domanda prima dello scorso mese di ottobre, rimane incespicato il termine di 4 anni.

Il termine di cui all’articolo 9-ter della legge 5 febbraio 1992, n. 91, come sostituito dal comma 5 del presente articolo, trova applicazione per le domande di cittadinanza presentate dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.

Discussione in corso in Parlamento sull’emendamento

Stiamo parlando di un tema molto delicato, in quanto la cittadinanza anima sempre un po’ i toni politici. Questo emendamento, se approvato, sicuramente accenderà gli animi anche in sede di discussione in Aula, sia a Montecitorio che a Palazzo Madama.

La Lega Nord e Fratelli d’Italia,  emblema della colazione del Centro Destra, ritengono che il Partito Democratico stia provando ad arrivare all’approvazione di una riforma volta a introdurre lo Ius Culturae, altro termine impiegato per indicare lo Ius Soli.

La legge in vigore oggi in materia di cittadinanza si fonda sulla base dello Ius Sanguinis, (parliamo della Legge n. 91/92). Lo scorso anno, secondo quanto emerso nei dati Istat, in Italia vi è stato il riconoscimento di circa 127mila nuove cittadinanze, 113mila delle quali a persone di origine extra comunitaria. Rispetto al 2018 è stato registrato un incremento di circa il 10%.

Le modifiche alle espulsioni e domande d’asilo

Non mancheranno nemmeno polemiche circa l’emendamento  promosso dalla Boldrini, oltre a quello della cittadinanza.

Laura Boldrini ha proposto nello specifico di riconoscere la possibilità per un migrante anche espulso di presentare altre domande di asilo e rimanere in Italia in attesa dell’esito.

A commentare la cosa proprio esponenti del centro destra. Francesco Lollobrigida ed Emanuele Prisco di Fratelli d’Italia hanno dichiarato “Vergognoso! è stato approvato un emendamento a prima firma Boldrini che in sostanza blocca l’allontanamento di uno straniero anche formalmente espulso. In pratica un immigrato che si sia già visto bocciare la sua domanda di ingresso, potrà comunque presentare altre richieste per rimanere nella nostra Nazione e in attesa di riscontro potrà restare in Italia. Anche se destinatario di un provvedimento esecutivo emesso da un giudice, chi arriva illegalmente avrà, in questo modo, un’opportunità in più per evitare di essere rimpatriato”

Secondo l’opinione della destra gli esponenti della sinistra italiana continua ad avere delle ideologie molto radicali in cui  vive la massima politica per la quale si lavora per abolire, di fatto, ogni limite agli ingressi di immigrati.

In questo modo si riduce la probabilità di cacciare chi si trova in Italia e formalmente non potrebbe stare. Sorge spontaneo nei partiti di centro destra domandarsi come mai “in questo periodo di difficoltà per cittadini e imprese la priorità della sinistra possa essere quella di favore l’immigrazione irregolare“.

Aggiornamento a cura dello Studio Legale

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    Avv. Angelo Massaro
    Avvocato esperto in problematiche dell'immigrazione e diritto di cittadinanza

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