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Cos’è lo ius soli

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Cittadinanza Ius soli, tutto quello che c’è da sapere

Come funziona e si cosa si basa la riforma della cittadinanza che è stata oggetto di dibattito Parlamentare nella scorsa legislatura.

Mai come in questi giorni il dibattito sullo ius soli è aperto anche se ormai la riforma della cittadinanza, almeno per come è stata concepita con il nuovo disegno di legge, verrà ridiscussa soltanto nella prossima legislatura.

Le posizioni dei partiti sullo ius soli sono sempre state chiare, ma forse non tutti i cittadini hanno ancora compreso bene che cosa significhi e quale impatto possa avere questa riforma sul futuro del Paese.

E allora proviamo a spiegarlo in parole semplici, in modo che sia chiaro per tutti.

Essere cittadino cosa comporta

Essere cittadini a tutti gli effetti di una nazione comporta oneri e onori che partono dalla possibilità di avere documenti ufficiali, di poter votare alle elezioni e quindi scegliere chi ci rappresenta sia in Parlamento che nelle singole città e Regioni, ma anche al Parlamento Europeo.

Ma anche, forse soprattutto, essere parte integrante di una comunità condividendone quindi la storia, le radici, l’identità culturale.

In base all’attuale legge di cittadinanza (la legge 5 febbraio 1992 n. 91), mentre i figli di cittadini italiani in automatico sono italiani, i figli di genitori stranieri e che non possiedono la cittadinanza italiana possono diventarlo soltanto al compimento dei 18 anni d’età, sempre che lo esprimano con scelta diretta al Comune competente e abbiano sempre avuto la loro residenza in Italia.

Significato di ius soli

Diverso invece sarebbe lo ‘ius soli‘ che tradotto letteralmente dal latino significa ‘diritto del suolo’.

In alcune nazioni come gli Stati Uniti basta nascere in quel territorio per diventarne fin da subito cittadini statunitensi ed è su questo che punta la riforma adesso ferma in Senato per una discussione che è stata bloccata in attesa di tempi migliori.

La cittadinanza europei da genitori stranieri: guida ai vari Stati

Ad oggi la nascita di bambini di genitori stranieri all’interno del territorio europeo è una realtà molto diffusa. Ma in questo caso quale sarà la cittadinanza dei neonati? In alcuni Stati membri dell’Unione Europea, la concessione della cittadinanza ai neonati nati sul suolo europeo è pratica ormai consolidata. Vediamo in quali Stati e secondo quali modalità.

In alcuni paesi dell’Unione Europea, è possibile che i bambini nati sul territorio europeo da genitori stranieri acquisiscano la cittadinanza, secondo il principio del “Ius soli temperato”.

Questo principio però non va confuso con lo “Ius soli” degli Stati Uniti in quando quello dei Paesi europei impone ulteriori condizioni oltre alla semplice nascita nel territorio dello Stato per ottenere la cittadinanza.

La ratio sottostante a tale principio è certamente quella di promuovere l’integrazione sociale e culturale. valori su cui si fonda l’Unione Europea.

In tal  modo, si contribuisce alla costruzione di una società europea inclusiva e diversificata, riflettendo i valori di apertura e tolleranza promossi dall’UE.

I Paesi in cui questo non avviene

Prima di vedere nel dettaglio quali sono i Paesi europei in cui viene riconosciuto questo che potremmo definire uno ius soli temperato, vediamo quali sono quelli in cui ciò non è previsto.

Si tratta della maggior parte degli Stati, vale a dire Italia, Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Malta, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia.

Gli Stati che prevedono la cittadinanza ius soli nelle sue varie sfaccettature

Attualmente, come abbiamo accennato, otto paesi dell’Unione Europea, tra cui Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Grecia, Paesi Bassi e Irlanda, concedono la cittadinanza ai bambini nati sul loro suolo da genitori stranieri. Ognuno però con regole proprie che adesso andremo ad analizzare.

In Germania, ad esempio, la cittadinanza viene concessa ai neonati solo se almeno uno dei genitori ha un permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni e entrambi i genitori hanno risieduto nel paese per almeno otto anni.

Questa politica sta per cambiare, con una riforma che ridurrà il periodo di residenza richiesto a cinque anni, al fine di attrarre più lavoratori qualificati.

Tuttavia, la Germania non ammette la doppia cittadinanza, ad eccezione dei cittadini svizzeri e comunitari, portando a un dilemma per molti residenti di origine turca e balcanica.

Al contrario, in Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna, esiste il “doppio ius soli”, dove un bambino nato nel paese ottiene la cittadinanza se almeno uno dei genitori è nato nello stesso paese, indipendentemente dalla loro nazionalità. Questo principio è stato recentemente adottato anche dalla Grecia.

In Belgio, la cittadinanza viene concessa ai bambini se almeno uno dei genitori è nato nel paese o vi ha vissuto per almeno cinque anni negli ultimi dieci anni. Un po’ come accade in Portogallo dove la cittadinanza viene concessa ai figli di stranieri nati nel paese se i genitori hanno risieduto nel paese per almeno due anni.

In Irlanda, i bambini nati nel paese ottengono la cittadinanza se almeno uno dei genitori è residente da almeno tre anni. Nonostante ciò, il tasso di naturalizzazione dei cittadini di origine straniera nell’UE rimane basso, con solo Svezia e Paesi Bassi che superano il 10%. Questi dati sollevano dubbi sul raggiungimento degli obiettivi inclusivi della Commissione europea.

La riforma dello ius soli bloccata al Senato nelle precedenti legislature

Su cosa era basata questa proposta di riforma ?

Due sono i cardini che la sorreggono, lo ‘ius soli’ temperato e lo ius culturae.

Ius soli temperato (proposta di riforma cittadinanza)

In base al primo tutti coloro che sono nati in Italia da genitori stranieri, se almeno uno dei due sia in possesso di un permesso di soggiorno lungo periodo UE e risieda nel nostro Paese in maniera legale e in via continuativa da almeno cinque anni, diventa automaticamente cittadino italiano.

Quindi in questo caso non ci sarà bisogno dell’assenso, ma sarà sufficiente il certificato di nascita che attesta il parto in Italia.

Ius culturae (proposta di riforma cittadinanza)

Ius culturae invece è letteralmente legato alla cultura, intesa come percorso scolastico. Quindi potrà acquisire la cittadinanza il bambino nato da genitori stranieri, oppure arrivato in Italia prima del compimento dei 12 anni, sempre che abbia frequentato un percorso formativo per almeno 5 anni.

In questo caso quindi frequentare le scuole italiane e formarsi una cultura con i nostri insegnanti equivale ad essere nato in Italia, perché comunque si entra a far parte del tessuto sociale e culturale italiano.

Approfondimenti sulla riforma dello ius soli poi non approvata

Per un approfondimento sulla proposta di riforma della cittadinanza : testo normativo della riforma ius soli , modifiche alla legge di modifica della 91 del 1992

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    Avv. Angelo Massaro
    Avvocato esperto in problematiche dell'immigrazione e diritto di cittadinanza
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