Lo Ius Soli Sportivo, un passo avanti verso la riforma della cittadinanza
Nel mentre la riforma della cittadinanza italiana ristagna in Senato da ormai 7 mesi, lo ius soli sportivo è diventato legge.
Dopo l’approvazione alla Camera dello scorso Ottobre 2015, la modifica alla legge sulla cittadinanza è ancora un sogno per molti giovani stranieri, cittadini italiani di fatti, ma che ancora si vedono negato il diritto alla cittadinanza italiana.
Nel frattempo, però, un passo avanti è stato fatto lo scorso 16 febbraio 2016, con la pubblicazione del DDL 1871 sullo “ius soli sportivo”, per mezzo del quale è stato riconosciuto il diritto di essere tesserati nelle associazioni sportive con le stesse procedure degli italiani ai minori stranieri residenti in Italia almeno dal compimento del decimo anno d’età.
Va precisato che, nonostante si parli di ius soli sportivo, non si tratta di una attribuzione di cittadinanza italiana a tali minori, ma solamente di una parificazione in termini di documentazione richiesta.
Gli effetti, comunque, del ius soli sportivo vanno nella direzione giusta in quanto eliminano, per i giovani sportivi stranieri, moltissime richieste di documenti, lungaggini burocratiche e buchi normativi che generavano discriminazioni.
Dunque, per effetto di questo DDL, i minori stranieri nati o residenti in Italia da quando sono piccoli potranno essere tesserati nelle società sportive come qualsiasi altro cittadino italiano ma, va sottolineato, questo vale solamente per i tesseramenti poiché tali minori rimangono cittadini stranieri.
Questo comporta, per esempio, che non potranno entrare in nazionale, in quanto è richiesta la cittadinanza italiana, che ovviamente non possiedono.
Che fine ha fatto la riforma della cittadinanza italiana ?
Sappiamo che questa vera e propria rivoluzione ha avuto un iter alquanto altalenante : la discussione in Parlamento, infatti, prende avvio tra il 2003 e il 2004, allorquando la commissione Affari Costituzionali della Camera unifica varie proposte di riforma che erano state presentate.
Il disegno di legge, seppur messo all’ordine del giorno dell’Aula, non giunge ad essere discusso e viene rimandato in Commissione. La discussione in Aula non ci sarà neppure nella successiva legislatura, la XIV, durante la quale la tematica era stata affrontata per mezzo di una indagine conoscitiva che mai giungerà a termine a causa delle elezioni anticipate.
Nel 2010, finalmente, la riforma della cittadinanza torna in Aula, per la discussione, ma nuovamente viene respinta in Commissione per nuovi approfondimenti.
Nel 2012 nuovamente la commissione torna ad analizzare il testo della riforma della cittadinanza italiana, ma senza riuscire ad ottenere un documento finale da presentare all’Aula.
In questa impresa riuscirà, invece, nel 2015, quando, come detto, nel mese di ottobre, viene approvata alla Camera la riforma, frutto di un lavoro della Commissione iniziato nel 2013. Da allora in poi, purtroppo, la riforma della cittadinanza è ferma, in attesa della approvazione al Senato della Repubblica, dove, al momento, è in discussione in commissione Affari Costituzionali.
In conclusione il riconoscimento dello ius soli sportivo, avvenuto per mezzo del DDL 1871, è senza dubbio un passo avanti immediato nella lotta contro la discriminazione minorile nello sport ma non risolve il vero problema che è quello di attribuire la cittadinanza italiana a molti giovani che nati in Italia o cresciuti in Italia sono di fatto italiani, nonostante la legge neghi loro tale diritto, costringendoli ad aspettare la maggiore età per poter richiedere la cittadinanza italiana.