Riforma della cittadinanza, Matteo Orfini spinge verso la fiducia per superare 8.700 emendamenti
La nuova legge sulla cittadinanza italiana basata sullo ‘ius soli’ e non sullo ‘ius sanguinis’ è ferma in Senato dall’aprile 2016. Eppure secondo gli ultimi calcoli riguarda almeno 1 milione di persone
Che fine ha fatto la riforma della cittadinanza, solo qualche mese fa più vicina all’approvazione e invece ancora ferma in Parlamento?
Finalmente il tema sembra essere tornati di attualità, come dimostrano le ultime parole del presidente PD Matteo Orfini che ha ribadito la necessità di approvare una legge basata sullo ‘ius soli’, cioè sull’acquisizione della cittadinanza per nascita in Italia e non come è fino ad oggi con lo ‘ius sanguinis’ e quindi in base alla cittadinanza dei genitori.
In realtà però la nuova legge è ferma, come ha sottolineato ancora una volta Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. La prima proposta di legge di iniziativa popolare risale al 2004 ed è ancora tutto fermo a quella: “ In questa legislatura – ha detto Marazziti – sette diversi disegni di legge sono diventati un testo unificato e innovativo, che riconosce il fatto che un milione di bambini e ragazzi, italiani in tutto dal tifo calcistico alla cultura, alla lingua, ai sogni, ma senza diritti debbono smettere di restare in un limbo”.
E in effetti Marazziti lo sa bene perché la prima proposta di legge in materia venne promossa la Comunità di Sant’Egidio, della quale il politico è stato portavoce. Allora l’iniziativa di legge popolare era stata inserita nei disegni di legge firmati da Ermete Realacci (Margherita), Giampiero D’Alia (Udc) e Piero Ruzante (Ds). In particolare il disegno di legge di D’Alia venne sottoscritto da 177 deputati, soprattutto di centrosinistra, ma anche dell’Udc, di Forza Italia e in minima parte di An a dimostrazione che si trattava di una proposta trasversale.
Oggi invece il testo della riforma di cittadinanza è ferma in Senato e rappresenta la somma di una legge di iniziativa popolare con 24 disegni di legge di iniziativa parlamentare ma è bloccato in Commissione Affari Costituzionali dall’aprile 2016. Ora dopo molte sollecitazioni da parte di diversi parlamentari era stato messo in calendario per la discussione in Senato il 21 febbraio scorso, sempre che fosse stato concluso il suo esame dalla Commissione.
In realtà però sul testo della riforma pesano ben 8.700 emendamenti che di fatto impediscono allo stato attuale la sua discussione e solo se il governo ponesse la questione di fiducia tutti gli emendamenti automaticamente sparirebbero.
Ma cosa contiene il testo della nuova legge ?
Un passaggio a dire il vero fondamentale e rivoluzionario, potrà infatti acquistare la cittadinanza italiana : chi è nato nel territorio italiano anche da genitori stranieri se almeno uno di loro è in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo.
Oppure un minore straniero nato in Italia o che sia entrato nel nostro Paese entro il compimento dei 12 anni, se ha frequentato regolarmente la scuola per almeno cinque anni nel territorio nazionale.

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O ancora lo straniero entrato in Italia prima del compimento dei 18 anni e risiede legalmente da almeno sei anni, a condizione che abbia frequentato regolarmente in Italia un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo, oppure un percorso di istruzione e formazione professionale.
Il numero delle persone interessate dalla riforma del ius soli
Facendo due rapidi calcoli, come riporta ‘Il Redattore Sociale’, sommando al totale censito dall’Istat nel 2011 i nati da genitori stranieri e residenti in Italia e sottraendo il numero di quelli che hanno acquisito la cittadinanza italiana compiuti i 18 anni o per matrimonio, nel 2014 erano tra i 750 e gli 800 mila.

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Secondo l’Istat nel 2015 in Italia sono nati almeno 72 mila bambini da genitori stranieri. Tra il 2008 e il 2015 la media è stata di circa 75 mila all’anno e quindi la stima è di almeno 900 mila stranieri nati in Italia che potrebbero ottenere la cittadinanza grazie allo ‘ius soli’.
Inoltre ci sono i minori stranieri con meno di 12 anni che hanno frequentato le scuole per almeno cinque anni in Italia e gli under 18 residenti regolari e che abbiano ottenuto un titolo di studio o una qualifica professionale. Gli alunni stranieri nell’anno scolastico 2014/2015 erano 805.800 (tra scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di I e II grado) e di questi poco più di 360 mila non erano nati in Italia. Quindi complessivamente possiamo parlare di almeno 1 milione di individui.
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