Turismo delle nascite, negli Usa è boom per ottenere lo ius soli
Cresce di anno in anno il numero delle madri che investono soldi per partorire negli Usa pur di far ottenere subito la cittadinanza americana ai neonati: è il boom del turismo delle nascite
Sta diventando un vero e proprio fenomeno senza che per il momento nessuno ponga un freno, quello del ‘Maternity Tourism’, i viaggi della speranza messi in piedi da donne che fanno nascere i loro figli sul suolo statunitense in modo che possano acquisire da subito la cittadinanza americana (da affiancare alla loro originale) come prevede la legge.
Una ricerca della CNN quantificava in almeno 100 mila i casi nel 2012 e nessuna di questa donne era immigrata clandestinamente. Piuttosto si tratta di persone che possono permettersi un viaggio e un soggiorno anche costosi, perché si parla di cifre non inferiori ai 15-20 mila euro ma che possono arrivare anche a 50 mila considerando le consulenze, pur di assicurare un futuro diverso al proprio figlio.
Perché chi nasce negli Usa diventa cittadino americano in automatico e nessuno, a meno di motivi gravi e accertati, potrà mai espellerlo dal territorio americano, perché vale il principio dello ‘ius soli’. In concreto significa acquisire tutti i diritti, a cominciare dall’istruzione gratuita fino a 13 anni, la possibilità di accedere a borse di studio anche per le più prestigiose università e una buona pensione dopo soli 10 anni di contributi.
Sia il Dipartimento di Stato che il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale statunitensi, interrogati sull’argomento, hanno specificato più volte che non esistono norme ad hoc per vietare alle donne straniere incinte, in regola con la possibilità di espatriare, di entrare negli Stati Uniti anche se solo per un soggiorno temporaneo. E per questo si parla realmente oggi di ‘Birth tourism’, ossia turismo delle nascite, voce che rappresenta anche un interessante capitolo per le agenzie di viaggi.
Infatti negli ultimi anni si stanno sempre più moltiplicando i tour operatore specializzati in questo settore: organizzano il viaggio, forniscono consigli su come evitare di essere troppo controllati alle dogane, ma anche sulle cliniche da scegliere, su quello che c’è da fare dopo il parto e come rientrare successivamente nel proprio Paese una volta ottenuti i documenti che servono per certificare la cittadinanza americana del neonato.
Oggi Paesi come l’India, l’Australia, ma anche il Regno Unito e l’Irlanda hanno chiuso in questo senso le frontiere non permettendo più ai bambini nati sul loro suolo di acquisire automaticamente la cittadinanza. Una decisione che presto potrebbe arrivare negli Usa, anche se per ora le frontiere rimangono assolutamente aperte.