Referendum: cittadinanza italiana da 10 anni di residenza a 5 anni

Il referendum mira quindi a facilitare il riconoscimento della cittadinanza per gli stranieri. Vediamo cosa si chiede con la raccolta firme.

Referendum cittadinanza: raggiunte le 500mila firme, cosa succederà dopo?

La raccolta firme per il referendum sulla riforma della cittadinanza, promossa da Riccardo Magi di +Europa, ha superato le 300mila adesioni, raggiungendo poi l’obiettivo delle 500mila firme richieste.

L’iniziativa, lanciata all’inizio di settembre, ha registrato un notevole aumento di consensi negli ultimi giorni, con oltre 200mila firme raccolte in meno di 48 ore. Il sostegno di personalità come il cantante Ghali e il fumettista Zerocalcare, insieme all’impegno di diversi sindaci, ha contribuito al successo della campagna.

Articolo 9 della legge n. 91/1992 e la modifica indicata nel quesito referendario

Il referendum propone una modifica alla legge italiana sulla cittadinanza, riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza necessario per richiedere la cittadinanza italiana.

Il referendum ha come obiettivo la modifica dell’articolo 9 della legge n. 91/1992 per ridurre da 10 a 5 anni il termine di soggiorno legale ininterrotto in Italia ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.

Invariati gli altri requisiti già stabiliti dalla normativa vigente e dalla giurisprudenza, quali: la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.

Questo cambiamento mira a facilitare l’accesso alla cittadinanza per gli stranieri che risiedono legalmente nel Paese da un periodo più breve rispetto a quanto previsto attualmente.

Raggiunto il traguardo delle 500mila firme, la Corte di Cassazione dovrà esaminare la validità delle adesioni. Se tutto procederà senza intoppi, il referendum verrà fissato e gli italiani saranno chiamati a esprimere il proprio voto. Perché il risultato sia valido, sarà necessario che almeno il 50% degli elettori partecipi alla consultazione.

L’eventuale approvazione del referendum segnerebbe una svolta significativa nella legislazione italiana, facilitando l’integrazione degli immigrati e rendendo più accessibile la cittadinanza per coloro che contribuiscono al tessuto sociale ed economico del Paese.

Nello scorso fine settimana sono stati tantissimi i cittadini che hanno contribuito alla raccolta firme necessaria per un importante referendum sulla cittadinanza, un’iniziativa partita all’inizio del mese di settembre per volere di Riccardo Magi, deputato di +Europa.

Questo referendum ha subito guadagnato l’attenzione di altri partiti e associazioni, che si sono uniti in breve tempo alla campagna.

Infatti, proprio grazie a una mobilitazione online di massa ed al sostegno di volti noti, in pochi giorni il conteggio delle firme è schizzato a oltre 300mila, raggiungendo l’obiettivo delle 500mila firme, necessario entro il 30 settembre, affinché il referendum possa essere indetto, così come previsto dalla legge.

Il centrosinistra ha già tentato in passato, ma senza successo, di riformare la legge sulla cittadinanza, incontrando ostacoli legislativi e opposizione dei partiti di governo, contrari a rendere più semplice l’acquisizione della cittadinanza.

Di fronte a questi tentativi non riusciti in Parlamento, +Europa ha scelto di optare per la strada del referendum popolare.

La legge italiana prevede che, per richiedere l’indizione di un referendum, le firme debbano essere raccolte e presentate entro il 30 settembre, raggiungendo almeno le 500mila sottoscrizioni.

Una volta raccolte, si passa alla verifica da parte della Corte di Cassazione, che ne controlla la regolarità. Successivamente, la Corte Costituzionale si esprimerà sull’ammissibilità del quesito entro febbraio 2025. Se tutto risulterà conforme, la votazione potrebbe tenersi tra aprile e giugno del prossimo anno.

Sicuramente un così largo consenso è stato reso possibile anche grazie alla partecipazione di personaggi di spicco che hanno sposato la causa e veicolato il messaggio. Tra questi spiccano nomi come il coach di pallavolo Julio Velasco, il fumettista Zerocalcare, lo scrittore Roberto Saviano e lo storico Alessandro Barbero.

Altro elemento probabilmente determinante è la facilità con cui si può firmare online poiché proprio da quest’anno è attiva una piattaforma pubblica che consente di raccogliere firme digitali senza costi aggiuntivi al fine proprio di incentivare la partecipazione alla vita politica del Paese. Per firmare, i cittadini possono utilizzare strumenti digitali agili e versatili come lo SPID o la carta d’identità elettronica.

Ovviamente resta salva la possibilità di recarsi ai tradizionali banchetti fisici, presenti in diverse città, e firmare di persona.

L’iter che ha portato alla nascita della raccolta firme per questo referendum è stato lungo, in particolare in seguito ai risultati delle recenti Olimpiadi di Parigi.

Molti atleti, nati da genitori stranieri ma cresciuti in Italia, hanno portato alla luce una questione che divide il dibattito politico e pubblico: l’accesso alla cittadinanza per coloro che, pur essendo nati o vissuti a lungo nel Paese, non vengono riconosciuti come cittadini. L’Italia, infatti, impone regole molto restrittive in materia di cittadinanza e i tentativi di riformarle si sono sempre scontrati con difficoltà.

Referendum abrogativo e la legge sulla cittadinanza

Ciò che si chiede con il referendum è sostanzialmente la possibilità di ridurre da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana. Una volta ottenuta, essa verrebbe automaticamente trasmessa anche ai figli minorenni del richiedente. Questo cambiamento coinvolgerebbe circa 2,5 milioni di persone attualmente residenti in Italia.

Il referendum proposto è di tipo abrogativo: se approvato, permetterebbe di eliminare o modificare parti della legge sulla cittadinanza in vigore dal 1992. Attualmente, la cittadinanza può essere richiesta dopo dieci anni di residenza legale e continuativa, un criterio che il referendum si propone di rivedere.

Resterebbero inalterati altri canali per l’ottenimento della cittadinanza, come quelli per matrimonio con un cittadino italiano o per nascita da genitori italiani.

Le critiche alla normativa vigente si concentrano soprattutto sugli effetti che essa produce sui figli degli immigrati, nati o cresciuti in Italia.

La complessità e la lunghezza delle procedure escludono decine di migliaia di giovani dai diritti legati alla cittadinanza, lasciandoli in una sorta di limbo legale per molti anni che non ne favorisce il pieno inserimento nel Paese.

Il cambiamento proposto dal referendum mirerebbe a risolvere queste problematiche, offrendo una strada più rapida e meno tortuosa per il riconoscimento dei diritti civili ai residenti di lunga data.

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    Avv. Angelo Massaro
    Avvocato esperto in problematiche dell'immigrazione e diritto di cittadinanza

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